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mercoledì 11 aprile 2012
Peccato che sia tutto maledettamente vero…
Pasqua è – da sempre – sinonimo di Resurrezione.
La Pasqua di quest’anno ci ha portato, a Saronno, poche “Resurrezioni”, anzi: da Don Rolla “promosso” (speriamo non in accezione latina…) a Lecco alla protesta dei vigili, a una Saronno Servizi che sembra la Costa Concordia (per fargli un complimento) o forse meglio il Titanic (che non passa di moda, purtroppo, quando si parla delle decisioni della giunta Porro). Manca qualcosa? Certo che sì, il consiglio comunale.
Dove i rappresentanti dei 646 socialisti di Saronno che si autonominano “Maggioranza dei saronnesi” (sic…) riescono, grazie anche all’inutilità dell’attuale opposizione (in disarmo manco fosse l’Inter del trio Gasperini-Ranieri-Stramaccioni) a far approvare il Dat (tranquilli, cittadini, non è una nuova tassa, è semplicemente la vittoria a braccio di ferro di un gruppo che si fa forte di un assessore che sta logorando il capitale dei dipendenti comunali, di questi tempi) cosicché potrai andare in Comune (dicono) a firmare un registro e decidere cosa fare (sperando che quel giorno sia tanto lontano) mentre stai morendo. Per fortuna un briciolo di lucidità del sindaco appena tornato fresco fresco dagli Usa e del suo presidente del consiglio (in aggiunta all’ex direttore delle poste italiane, che di bandiere da quando è entrato in politica ne ha cambiate tante…) salvano almeno la faccia (forse, ma diamogli il beneficio del dubbio) della frammentata maggioranza, ma l’effetto è devastante ugualmente.
Manca qualcosa? Yes, of course.
Mentre i saronnesi sono in vacanza (nel senso, a casa a pennicare, visti i tempi che corrono la gita fuori porta costa troppo e c’è da pagare l’Imu, ma di questo parleremo fra poco) si consuma – ovviamente sotto traccia – l’inizio, anzi, la continuazione della fine di quella bella macchina che una volta funzionava benino (tanto da dare pochi problemi) che è la Saronno Servizi. Faide interne stanno falcidiando e rendendo a misero teatro di vendettine, sedioline (non poltrone da occupare) e quanto altro una cosa che fino a ieri bene o male stava in piedi, ma che oggi rischia di tramutarsi in un castello di carte pronto a crollare. Con buona pace dei socialisti (sempre loro, sembra fatto apposta, ma stanno in mezzo in tutto…) che dall’altro delle ben note 646 preferenze assicurano ai saronnesi che i posti di lavoro dei dipendenti non saranno toccati (e accusano di arroganza gli altri, pensa te…). Di questi tempi è grasso che cola, c’è da ammetterlo, per fortuna i seguaci un po’ immemori del passato di quello che era il “Garofano” un po’ più serio di quello saronnese odierno tranquillizzano tutti, perché in fondo quando c’è da aprir bocca su Dat e S.S. (tranquilli, non si parla di seconda guerra mondiale anche se sembrerebbe così, è solo la nostra municipalizzata) son proprio capaci, pontificando sui massimi sistemi. Per fortuna c’è l’opposizione, che fermissima sulle proprie posizioni sta facendo quello che meglio gli riesce di questi tempi: fare spallucce e far finta di niente, vai avanti tu che a me vien da ridere. Forse perché non ci sono più cose interessanti (o di interesse?) da difendere…
Manca qualcos’altro? Yes, of course. L’Imu. “Salviamo la prima casa”, ed è sacrosanto. Santo come l’assessore che nel nome della crisi universale che coinvolge Grecia, spread, borsa e robe varie deve recuperare soldi da qualche parte per far quadrare i conti. Ma vogliamo parlare di quello che penserà (commercianti vari compresi) chi dovrà pagare praticamente l’uno per cento (Avete letto bene, uno-per-cento) per portare avanti la baracca? Altro che i condoni fiscali “tombali”, qui di tombale c’è solo la fine che faranno certe attività.
Vi facciamo grazia del bilancio (ma ci torneremo, perché è più bello e divertente che vedere un film comico) e chiudiamo con la protesta dei vigili.
La potete leggere su Varesenews (http://www3.varesenews.it/saronno_tradate/articolo.php?id=230820) e qui non ce la sentiamo proprio di infierire sui soliti 646 che hanno eletto (o imposto, fate voi) a proprio paladino l’omino Bialetti-coi baffi perché sarebbe come sparare sulla croce rossa. Basterebbe però (ve lo raccomandiamo caldamente…) fare un giretto in Comune, e in cinque-minuti-cinque capireste qual è il morale della truppa di piazza Repubblica. Ricorda il titolo di un film, “Infelici e scontenti”.
Peccato che sia tutto maledettamente vero…
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